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Rassegna Stampa

Giampaolo Lo Conte al World Economic Forum 2017 a Davos

Si è appena conclusa l’annuale edizione del World Economic Forum a Davos, in Svizzera, che ha visto la presenza di circa 500 giornalisti, 2.200 partecipanti e 1.000 rappresentanti di aziende leader nei loro settori. Da segnalare, per la prima volta nella storia del World Economic Forum, la presenza del Presidente della Cina Xi Jinping, al suo primo discorso ufficiale al fianco degli altri leader. Il tema dell’edizione 2017 del WEF è stata infatti la “Responsive and Responsible Leadership”, in linea con le agende politiche che hanno visto la Russia trovarsi al centro delle argomentazioni, soprattutto da parte dei leader politici degli altri Paesi. Ad esempio, il vice presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha sottolineato come l’Europa debba tornare a lavorare con la Casa Bianca per gestire la minaccia di Putin, la cui guida mira a indebolire le democrazie europee e influenzare l’ordine internazionale, soprattutto quello di stampo liberale.

Anche il Ministro degli Esteri dell’Iran, Mohammad Jafad Zarif, è intervenuto in materia di soluzioni militari in Siria, in particolare su ciò che ciò concerne la tregua tra opposizioni armate e governo siriano con la prospettiva della fine delle ostilità. L’Italia era invece rappresentata dal Ministro dell’Economia Piercarlo Padoan, intervenuto sulle divisioni politiche e sociali, arrivando a sostenere che l’allontanamento dei cittadini dalla politica va di pari passo con la crescita della differenza tra ricchi e poveri. “Viviamo nel periodo dei no, la risposta dei cittadini alle loro condizioni negative – ha affermato Padoan – è dire “no” a qualunque tipo di provvedimento. I leader devono avere il coraggio di fare provvedimenti efficaci, anche se dolorosi nel breve termine, e avere una visione per i prossimi venti o trent’anni”. Insomma, un World Economic Forum all’insegna del dibattito politico, indice di come nei prossimi anni saranno i leader politici a definire le sorti dell’economia mondiale.

Encomiabile è stato in questo senso l’editoriale del New York Times, che senza usare mezzi termini ha scritto che questa attenzione del World Economic Forum nei confronti delle rivolte alle élite globali sia in realtà qualcosa di banale e di lontano dai sistemi di governance globali, e che il Forum dovrebbe occuparsi di tutt’altro. Abbiamo raggiunto anche Giampaolo Lo Conte, investitore e trader internazionale, che non è raro trovare tra i partecipanti del World Economic Forum. “E’ vero, quest’anno il Forum è stato del tutto dedicato ai temi della leadership nei sistemi di globalizzazione, diplomazie, opposizioni ed equilibri tra i Governi e le loro opposizioni armate. Se proprio me lo chiedete, io la penso un pò come Christine Lagarde, direttrice generale del Fondo monetario internazionale,  che ha detto che le riforme fiscali non possono essere applicate con violenza, ma occorre una applicazione sostenibile, processuale, affinché le strutture economiche non crollino”. Abbiamo chiesto a Giampaolo Lo Conte se le disuguaglianze politiche e sociali siano una responsabilità dei leader mondiali. “Penso di sì, sono loro che definiscono gli orientamenti politici, sono loro che gestiscono la divisione tra ricchi e poveri e gli equilibri tra i Governi in conflitti di interesse”. E pare che ci sia un certo interesse a mantenere – scusate il gioco di parole – questi conflitti di interesse, che si fanno spesse volte promotori delle riforme fiscali più importanti, sia nel mondo occidentale che in quello orientale, in una visione che nel lungo periodo consisterebbe in un periodo di circa 20-30 anni. C’è ancora molto da lavorare, a quanto pare.